Perché parlare delle controversie sul Premio Nobel per l’economia 2025?


Ci sono almeno due buone ragioni: la prima è che l’economia pretende – e riesce – di essere considerata una scienza. E, come scienza, saper descrivere i fenomeni, saperli spiegare e generare teorie capaci di prevedere con buona approssimazione l’evoluzione dei fenomeni di cui si occupa.

Si tratta di fenomeni macroeconomici su larga scala, come il comportamento complessivo dei consumatori e delle imprese, le politiche economiche di un intero Paese o sovranazionali, la crescita economica, l’occupazione e l’andamento dei prezzi1.
Le previsioni possono anche mirare a fornire indicazioni in merito politiche economiche finalizzato ad aumentare la ricchezza delle nazioni a lungo termine.

Il secondo buon motivo per cui parliamo di questo Nobel è che il premio di quest’anno si inserisce in una controversia storica dell’economia politica: quella tra il modello di JA Shumpeterche attribuisce i salti evolutivi dell’economia e della civiltà all’innovazione, sia tecnica che tecnologica, e al modello cosiddetto “commerciale”, cioè a quelle che considera variazioni nella domanda di beni e servizi2 guidare l’evoluzione dell’economia.

Come nei drammi3 del tenente Colombo, sveliamo subito chi è l’assassino: il Comitato del Nobel per l’Economia “fa vincere il modello Shumpeter”, e premia i ricercatori – economisti e storici dell’economia – che tracciano le variazioni delle condizioni socioeconomiche nell’innovazione tecnologica e che sostengono che l’evoluzione tecnologica – in particolare quella dell’intelligenza artificiale – sarà il più grande vettore di cambiamento economico negli anni a venire.

PREMI E MOTIVAZIONI

I tre ricercatori premiati dall’Accademia svedese delle scienze sono Joel Mokyr4Filippo Aghion5 e Peter Howitt6di

  • ha spiegato la crescita economica guidata dall’innovazione»7 dalla rivoluzione industriale,
  • hanno individuato i prerequisiti per una crescita sostenuta e continua attraverso il progresso tecnologico», come ad esempio il fenomeno della rivoluzione industriale e la presenza nella società di una forte apertura alle nuove idee e al cambiamento;
  • infine, per “la teoria della crescita sostenuta e continua attraverso la distruzione creativa”, supportata da un modello matematico che spiega “quella che chiamiamo distruzione creativa: quando un prodotto nuovo e migliore arriva sul mercato, le aziende che vendono i prodotti più vecchi ci perdono. L’innovazione rappresenta qualcosa di nuovo ed è quindi creativa. Ma è anche distruttivo, perché l’azienda la cui tecnologia diventa obsoleta viene superata dalla concorrenza.»

ALTRE CONTROVERSIE IMPLICITE

Le motivazioni del Nobel sono alla base di almeno altre quattro controversie.

Il primo è il legame tra crescita e benessere. Non c’è dubbio che, in generale, migliori condizioni economiche portino ad un maggiore benessere; si pensi, ad esempio, alle condizioni di vita degli abitanti dei Sassi di Matera negli anni ’60, drammaticamente migliorate dagli interventi economici dello Stato italiano negli anni successivi. Tuttavia, questogenera una crescita economica sostenuta [sempre] migliori condizioni di vita, salute e qualità della vita per le popolazioni di tutto il mondo» è ancora un argomento molto dibattuto e fonte di molte controversie. Se, ad esempio, ci concentriamo sulla crescita delle regioni nordoccidentali del mondo e la confrontiamo con i livelli di salute e qualità della vita del sud dello stesso mondo, possono sorgere dei dubbi. Lo stesso vale – senza essere pauperisti o bucolici – se confrontiamo la qualità della vita di un piccolo agricoltore dell’Appennino centrale con quella di un impiegato della cintura industriale milanese. È certo che la crescita sia sempre migliore della stagnazione?

La seconda controversia riguarda la neutralità dello sviluppo tecnologico. Ne abbiamo parlato molto in questa recensione, ed è chiaro che lo sviluppo tecnologico – che il Comitato per il Nobel così descrive: “La tecnologia si evolve rapidamente e ha effetti importanti su tutti noi, con nuovi prodotti e nuovi processi produttivi che si susseguono e si sostituiscono in un ciclo infinito.» può certamente essere un vettore di crescita economica ma – allo stesso tempo – non è la panacea di tutti i mali né garantisce la continuità ad libitum della crescita economica. Questo collegamento funziona – temiamo – solo se si aderisce all’idea dell’accelerazionismo tecnologico.

La terza polemica è molto più sottile ed è stata ben mirata da un direttore del quotidiano Il Post, commentando la ricerca dei tre vincitori, che “sottolineano che l’innovazione, proprio a causa del processo di distruzione creativa, crea vincitori e vinti: non solo a livello delle aziende, alcune delle quali prosperano e altre falliscono, ma anche a livello dei lavoratori, alcuni dei quali perderanno inevitabilmente il lavoro e avranno difficoltà a delocalizzarsi..” L’errore da evitare – dicono i nuovi premi Nobel – è “insistere nel mantenerli dove non sono più necessari, scoraggiando così l’innovazione: si tratta di proteggere i lavoratori, non i posti di lavoroEcco la polemica: l’economia dovrebbe salvaguardare l’occupazione, cioè il numero dei potenziali dipendenti, la possibilità di collocare un lavoratore più adatto all’orario di lavoro – anche domani o dopodomani, o dovrebbe salvaguardare i lavoratori di oggi, quelli che le nuove tecnologie mettono fuori uso?

La quarta controversia è quella dello statuto scientifico dell’economia, della sua capacità descrittiva e predittiva, che dovrebbe includere, ad esempio, le nozioni di prova, ripetibilità degli esperimenti, confutazione delle teorie;

POSIZIONI E PREMI DEL COMITATO

Sembra che i ricercatori e l’Accademia svedese abbiano preso posizioni abbastanza precise su queste controversie:

  • tra il modello shumpeteriano e il modello della domanda si assume che il primo sia il vincitore, questo lo abbiamo già rivelato;
  • sul legame tra crescita e benessere è chiaro che non hanno dubbi, una maggiore crescita economica promuove un maggiore benessere e se questa crescita è sostenuta e continua, il benessere non può che aumentare, per tutti;
  • sulla neutralità dello sviluppo tecnologico, pur allineandosi alle preoccupazioni dei tre ricercatori, l’Accademia sembra intraprendere la strada dell’accelerazionismo, considerato come “la base della crescita sostenibile, che” vale la pena ripeterlo “produce un migliore standard di esistenza, salute e qualità della vita per tutti i popoli del mondo“.
  • Sulla missione sociale dell’economia, sul conflitto tra sviluppo delle tecniche e tutela dei lavoratori, l’Accademia sembra propendere per lo sviluppo, e per la tutela quantitativo posti di lavoro, e non per quello qualitativo Di questi posti di lavoro, qui e ora.

ISTANZE MORALI E SCALE DI VALORI

Gli autori della ricerca e l’Accademia hanno espresso scale di valori che sostengono le posizioni appena citate. Proviamo a riassumerli il più possibile.

La crescita economica è un valore più grande della stasi, della permanenza dello stato delle cose, della stagnazione (parole percepite negativamente da tutti)”che è stata la norma per gran parte della storia umana […] fatta eccezione per qualche scoperta qua e là che solo talvolta ha prodotto miglioramenti nei redditi e nelle condizioni di vita“. Da questo punto di vista, il quadro dell’esistenza umana dalle civiltà minoiche alla metà del XIX secolo sembra peggiore di un girone infernale. Ne siamo sicuri?

Per l’Accademia e per i vincitori del 2025, lo sviluppo tecnologico è di per sé un valore morale ed è certamente superiore alla stabilizzazione. Questo non ha una connotazione negativa, è neutrale, è meglio del non-sviluppo. I possibili effetti negativi costituiscono un problema per le istituzioni che devono disciplinarne l’applicazione e la gestione. E “se la distruzione creativa crea conflitti, questi devono essere gestiti in modo costruttivo, altrimenti l’innovazione verrà bloccata“.

Interessante è anche notare l’esempio di valore che emerge dalla sintesi delle comunicazioni dei tre ricercatori rese pubbliche dal comitato: l’affermazione di tesi economiche – che si allineano al pensiero di sviluppo tecnologico dominante sostenuto dalle grandi imprese – prevale sulla natura scientifica dell’argomentazione; non sembra esserci traccia di confronto con la teoria della domanda, né con teorie contrarie come – ad esempio – quella di Von Neumann, che teorizza, con un elegante modello matematico, che la crescita economica sostenuta è favorita dalla stasi tecnologica.

Infine, tra posti di lavoro – elemento quantitativo – e occupati, senza dubbio, per i laureati in economia e in comitato, il lavoro vale di più.

Con buona pace dei lavoratori ormai obsoleti, che ringraziano i ricercatori e l’Accademia svedese delle scienze.

 

NOTA:

1 Cfr: Wikipedia, vocale vocale; Unico, macroeconomico

2 Un esempio non del tutto ortodosso di questo punto di vista è espresso da D. Graber nel suo Debito, I primi 5000 anniIl Saggiatore, 2011

3 Scripted è un termine obsoleto del baby boom. Nel corso del tempo ci siamo trasferiti a serie televisive e oggi parliamo di serie. Un tema che verrà analizzato prossimamente perché molto probabilmente legato ad un fattore di sviluppo tecnologico.

4 Joel Mokyr, Northwestern University, Evanston, Illinois, USA, Eitan Berglas School of Economics, Università di Tel Aviv, Israele;

5 Philippe Aghion, Collège de France e INSEAD, Parigi, Francia, The London School of Economics and Political Science, Regno Unito

6 Peter Howitt, Università Brown, Providence, RI, USA

7 Le citazioni in corsivo sono tratte dalle motivazioni del Nobel, in Premio per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel 2025 della Sveriges Riksbank, comunicato stampa, 13 ottobre 2025.

L’articolo Perché parlare delle controversie sul Premio Nobel per l’Economia 2025? viene da Controversie.



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